La realizzazione della A35, comunemente chiamata BreBeMi, rappresenta uno degli investimenti infrastrutturali più discussi d’Italia per via dei suoi costi elevati, delle modalità di finanziamento e dei successivi sviluppi sul piano economico. Inaugurata il 23 luglio 2014, l’autostrada è lunga circa 62 chilometri e collega la zona est di Brescia a quella orientale di Milano, attraversando oltre 40 comuni nelle province di Brescia, Bergamo e Milano. Il progetto nacque dall’esigenza di alleggerire il traffico ormai cronico sulla A4, offrendo una nuova arteria dedicata sia ai pendolari che al traffico commerciale, migliorando così la connettività tra la Lombardia orientale e il capoluogo milanese.
Il costo reale della costruzione: tra preventivi e realtà
Quando fu concepita, la BreBeMi fu presentata come un esempio di opera moderna, finanziata attraverso capitale privato, che doveva offrire un’alternativa rapida e innovativa alle arterie tradizionali. Il costo previsto inizialmente era di circa 1,7 miliardi di euro, cifra considerata già molto significativa per un’infrastruttura di queste dimensioni. Il finanziamento dell’opera fu garantito da grandi istituti come Intesa Sanpaolo, Cassa depositi e prestiti e la Banca Europea per gli Investimenti. Tuttavia, il quadro economico si è rivelato più complesso e gravoso del previsto.
A distanza di un decennio, secondo l’analisi della Corte dei Conti, tra i debiti accumulati, gli interessi e la necessità di continui interventi finanziari, il costo complessivo dell’opera si è gonfiato fino a circa 12 miliardi di euro. Tale somma tiene conto non solo delle spese di costruzione, ma anche delle perdite aziendali e degli oneri finanziari che si sono susseguiti negli anni, rendendo la BreBeMi una delle infrastrutture più costose mai realizzate in Italia.
Questa evoluzione del budget mette in luce una dinamica frequente nelle grandi opere pubbliche e private, che spesso vedono lievitare i costi oltre le previsioni a causa di difficoltà gestionali, variazioni progettuali e condizioni economiche mutevoli.
Debito, gestione e rilancio: una storia di cambi di proprietà
Dal punto di vista finanziario, la storia della BreBeMi è stata segnata da continui problemi di sostenibilità economica. L’autostrada è sempre stata in difficoltà rispetto alla più economica e parallela A4, registrando nei primi dieci anni di attività circa 560 milioni di euro di perdite e accumulando 2,2 miliardi di euro di debiti. Questa situazione ha reso necessario l’intervento di nuovi soggetti finanziari e, nel 2020, la proprietà di BreBeMi è passata da Intesa Sanpaolo al gruppo Aleatica, controllato dal fondo australiano IFM Global Infrastructure.
Il cambio di proprietà ha avuto lo scopo di rilanciare la gestione dell’autostrada e tentare di rendere sostenibile l’opera nel lungo termine, grazie a nuovi piani industriali e strategie tariffarie. Tuttavia, il fardello del debito e le tariffe elevate hanno continuato a penalizzare la competizione con l’adiacente A4.
Pedaggi record e impatto sull’utenza
Uno degli aspetti più controversi della BreBeMi è il costo del pedaggio. L’autostrada risulta essere oggi la più cara d’Italia: nel corso del 2024, sono stati applicati due importanti aumenti, uno a gennaio (+2,3%) e uno ad agosto (+12,11%). Il pedaggio ha così raggiunto quasi 22 centesimi al chilometro, un valore più che doppio rispetto all’A4, e superiore a qualsiasi altra autostrada nazionale. Per un viaggio da Chiari a Liscate – l’intera tratta – la spesa può superare gli 11 euro per sole andata, un costo giudicato da molti “pazzesco” in rapporto ai risparmi di tempo e chilometri effettivamente offerti rispetto ai percorsi alternativi.
Molti automobilisti, vista la differenza di prezzo, continuano a prediligere la A4 malgrado il traffico, motivo per cui la BreBeMi ha avuto sino a oggi un flusso di veicoli inferiore alle aspettative. Il costo elevato ha impattato anche sulle tariffe per mezzi pesanti e trasportatori, riducendo l’attrattiva per il traffico commerciale, che era uno degli obiettivi principali del progetto.
La BreBeMi nel sistema infrastrutturale lombardo: utilità e polemiche
Nonostante il notevole investimento e l’innovazione tecnologica, la BreBeMi è stata spesso oggetto di polemiche sia per il rapporto tra costi e benefici, sia per le modalità con cui il pubblico si è trovato a dover intervenire per garantire la tenuta finanziaria dell’operazione, dopo che inizialmente era stato ostentato il carattere privato dell’opera. Questo ha sollevato interrogativi sulla reale efficienza dei modelli di partnership pubblico-privato, soprattutto in un contesto in cui, per evitare il fallimento del progetto, sono stati necessari continui innesti di risorse esterne e una crescente esposizione ai capitali internazionali.
L’infrastruttura resta comunque centrale nel sistema dei trasporti lombardo e, integrandosi con la A58 TEEM, offre una valida opzione di decongestionamento per il traffico pesante che attraversa la pianura orientale lombarda.
- Il costo di costruzione previsto era di circa 1,7 miliardi di euro;
- Il costo reale, secondo la Corte dei Conti, è salito fino a circa 12 miliardi di euro in meno di dieci anni;
- Debito accumulato di 2,2 miliardi e perdite per oltre 560 milioni;
- Pedaggio più caro d’Italia, circa 22 cent/km nell’estate 2024;
- Bassa competitività rispetto all’A4, con utenti spesso restii a utilizzarla per motivi di costo;
- Una proprietà passata nel 2020 al fondo infrastrutturale australiano IFM, a seguito delle difficoltà finanziarie degli originari investitori italiani.
Al di là delle polemiche, la A35 BreBeMi è diventata un caso emblematico di analisi costi-benefici su larga scala, che ha acceso il dibattito pubblico e istituzionale sulle scelte infrastrutturali e sulla gestione delle grandi opere in Italia.
Per comprendere appieno il ruolo e le implicazioni della BreBeMi, è utile approfondire anche il concetto di project financing, che ha permesso la realizzazione dell’opera attraverso capitali privati ma con rischi finanziari che, alla lunga, sono ricaduti anche sulla collettività. Inoltre, il dibattito attorno alla BreBeMi rappresenta un riferimento fondamentale per qualsiasi ragionamento futuro sull’autostrada come modello di sviluppo e sulla sostenibilità economica di tali interventi infrastrutturali.
La A35 resta quindi un’opera tecnologicamente avanzata e necessaria per molti aspetti della mobilità lombarda, ma il prezzo pagato dalla collettività per garantirne la sopravvivenza getta più di un’ombra sull’efficacia e sull’imparzialità dei processi decisionali che ne hanno determinato la realizzazione e la gestione.